La città di Marino conserva nel suo centro storico notevoli resti delle fortificazioni medioevali che hanno difeso l'abitato nel corso della sua storia. Durante i secoli centrali del Medioevo il fatto di essere lungo la direttrice per Napoli, principale arteria di comunicazione con il Meridione, e di essere difesa dai fianchi scoscesi dello sperone di peperino su cui si ergeva, la rese una delle aree rilevanti dei Castelli Romani. Non sappiamo con precisione quando si sviluppò l'insediamento medioevale, sorto sui resti di costruzioni di epoca romana. La più antica menzione di Marino risale al 1114, quando il nome viene citato in un atto notarile. In questo periodo i proprietari erano i Frangipane, che attuarono un primo esteso programma edilizio comprendente la costruzione della prima cinta muraria che delimitava l'originario nucleo urbano. Il tracciato delle mura, che circoscriveva un'area vagamente rettangolare delimitata naturalmente sui lati nord-est, sud-ovest e sud da pareti rocciose scoscese ancora visibili sul versante meridionale, si può ricostruire nella zona occidentale grazie alle abitazioni che vi si sono sovrapposte ricalcando il loro percorso. Un tratto particolarmente conservato è quello in Vicolo Parini e Via G. Mazzini, due vie che delimitano sul lato nord il quartiere che conserva con il toponimo di "Castelletto". Alla fine di Via M. D'Azeglio, parallela al versante che affacciava verso Roma, si può ancora vedere un piccolo tratto originale delle mura composto da conci quadrangolari di peperino legati da malta. Sul fianco meridionale le mura seguivano il profilo del costone di peperino, in alcuni punti ancora si scorgono piccoli tratti di murature edificate con la stessa tecnica costruttiva, fino a raggiungere l'attuale Piazza Matteotti dove arrivava anche il restante tratto settentrionale, attualmente inglobato nei caseggiati ubicati nel lato sinistro di Corso Trieste. Proprio in questo luogo, punto fondamentale per la difesa e il controllo della viabilità verso Napoli e Albano, sorgeva una rocca testimoniata da alcune fonti della quale oggi restano tre torri cilindriche, di costruzione posteriore, identificate con il toponimo “A Porta”. Un altro luogo fortificato doveva emergere al centro dell'abitato in corrispondenza dell'attuale Palazzo Colonna, di esso si conserva solo il mastio che ha lo stesso orientamento del tratto di mura di Vicolo Parini. Non si conosce con precisione come dovesse essere la viabilità in questo periodo, ma l'analisi delle preesistenze e della cartografia fa supporre che la cinta muraria sia stata dotata di altre due porte. Oltre a quella già indicata ce n’era una sul versante meridionale all'inizio dell'attuale Via Cola di Rienzo, dove giungeva la strada che partiva dall'Appia all'altezza della località delle Frattocchie, e una terza, conosciuta successivamente con il nome di Porta Giordana, ancora in piedi fino al 1944, che si apriva in corrispondenza della strada che conduceva all'Abbazia di Grottaferrata. Nel 1266 il castello fu acquistato dal cardinale Matteo Rubeo Orsini. La famiglia ne ebbe il possesso fino al 1385 operando molti cambiamenti nel suo assetto urbanistico. Infatti il centro abitato fu ingrandito grazie a un notevole allargamento della cinta muraria nel settore orientale raggiungendo una superficie quasi doppia rispetto alla precedente. Per ottenere tale intervento, nella zona attualmente compresa tra Via Garibaldi e le vie G. Mazzini e P. Mercuri, fu realizzato un notevole terrazzamento che, colmando il dislivello del costone roccioso creava un nuovo quartiere conosciuto ancora con il nome di “Cammere Nove”. Nel settore più ad Est, invece, il vasto appezzamento ottenuto dall'allargamento non fu oggetto di urbanizzazione. Le nuove mura realizzate in tufelli regolari di peperino, presentavano una serie di torri rettangolari poste a circa 20 metri una dall'altra. Il basamento verticale di una di esse fa pensare che possa risalire a prima della diffusione della polvere da sparo. Tale sistema costruttivo venne impiegato anche nell'ampliamento del castello posto al centro del paese del quale rimane ancora un piccolo tratto visibile in Via Palazzo Colonna accanto alla monumentale entrata monumentale dell’attuale sede comunale. Il sistema difensivo prevedeva anche una serie di torri di avvistamento come la torre “D'Ammonte”, che sorge isolata nel vallone sottostante Marino. Questa presenta alla base una cisterna a ferro di cavallo alimentata dalla fonte che sgorga all'interno della Chiesa della Madonna dell'Acqua Santa. Con la presa di possesso del castello di Marino da parte della famiglia Colonna agli inizi del XV secolo, le fortificazioni subirono numerosi cambiamenti connessi alla maggiore diffusione delle armi da fuoco e al diverso assetto del territorio in funzione del peso politico dei nuovi proprietari. Nel primo periodo del dominio dei Colonna probabilmente si provvide al rinforzo delle fortificazioni esistenti forse per far fronte alle incursioni e al forte potere papale.